di Nada Forbici, Presidente Assofloro
I nodi, si dice, vengono sempre al pettine, e in effetti la crisi economica e sanitaria di cui ancora non si vede purtroppo la fine, ha fatto emergere molti dei problemi, delle criticità e delle debolezze che da anni, decenni, caratterizzano e tengono fermo ad un palo il nostro settore. Difficoltà nel fare capire alle Istituzioni l’importanza e il peso del nostro comparto in termini economici e occupazionali, difficoltà nel raccogliere numeri e dati reali per documentare la crisi e chiedere le adeguate misure a Regioni e Governo e difficoltà di comunicare con le singole imprese.
Il motivo? Sicuramente l’eccessiva frammentazione settoriale, che negli ultimi anni è ancora più marcata sì per il fiorire di associazioni, ma anche per le tante comunicazioni messe in circolazione prima ancora di “fare”.
Quest’ultimo aspetto, relativo alle notizie o, meglio, ad un certo tipo di comunicazione, è quello su cui vorrei soffermarmi in questa mia breve riflessione, perché è emerso spesso negli ultimi tempi, ma nel corso di questa crisi senza precedenti è stato ancora più evidente.

È opinione di molti osservatori che la crisi sanitaria ed economica causata dal lockdown per l’emergenza Covid-19 è stata in parte condizionata, e per certi versi aggravata, da una modalità di comunicare l’emergenza e le misure di contenimento non certo lineare e chiara, da parte delle Istituzioni ma, aggiungo, anche dei “rappresentanti” del sistema imprenditoriale. Complice l’uso delle nuove tecnologie e dei social network che, se da una parte rendono veloci e alla portata di tutti le informazioni, dall’altra hanno spesso generato nelle settimane e mesi di crisi, sovrapposizione di dati e diffusione di notizie imprecise, che hanno generato nei cittadini, nelle imprese, e anche in chi deve verificare l’applicazione delle disposizioni, incertezza e confusione. Il settore florovivaistico non è avulso da queste dinamiche, che rendono complicato fare emergere informazioni ed indicazioni chiare e corrette nel mare di “sentito dire”, di “mi sembra che..”, come si è visto ad esempio nelle interpretazioni di DPCM ed Ordinanze regionali che venivano commentate quando ancora nemmeno erano ufficiali.
Comunicare prima ancora di agire: siamo proprio sicuri che sia questa la strada giusta? E cosa dire delle centinaia di lettere, appelli e raccolte firme inviate alle più alte cariche dello Stato da parte di associazioni private che hanno chiesto chiusure, aperture, sostegni economici e chi più ne ha più ne metta? Iniziative estemporanee, senza alcun supporto normativo o valutazione economica seria, con lo scopo di fare colpo sulle imprese. Un modo di agire che certamente porta un ritorno d’immagine perché ci si dimostra attivi e presenti e che può anche fare piacere alle aziende, perché le illude che si sta facendo per loro, ma che a poco servono per fare emergere i problemi e ottenere dalle istituzioni l’attenzione e i necessari e urgenti sostegni per il settore. Questo modus operandi ci ha fatto più volte chiedere se al sistema imprenditoriale si vuole raccontare la realtà o se si vuole, al contrario, continuare a illuderlo rendendolo poco edotto dei meccanismi della politica e delle istituzioni, limitandolo nel percorso per la sua crescita, con il solo scopo di guadagnare qualche consenso.
Non si inserisce un articolo di legge o un emendamento a favore del settore in un Decreto inviando lettere al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio o ai Ministri e sbandierando su Facebook di averlo fatto. Il lavoro serio, più complesso, ma che risulta essere efficace e di aiuto concreto per il settore, consiste nell’interagire con chi può scrivere e presentare un testo di legge o un emendamento, come le avvocature e gli uffici legislativi delle organizzazioni che seguono i lavori governativi e parlamentari e che siedono ai Tavoli decisori.
Certo sono meccanismi complessi, ma se è sbagliato inquinare l’informazione e il dibattito sul settore con posizioni semplicistiche e superficiali, è sbagliato il doppio farlo in un momento di emergenza nazionale ed è grave il triplo se a farlo sono esponenti del mondo imprenditoriale o “rappresentanti” di associazioni dai quali ci si aspetterebbe un atteggiamento ed un profilo più rigoroso per dare la possibilità al sistema corporativo di informarsi, essere consapevole e in definitiva risolvere i problemi attraverso un sostegno serio e concreto e non con le illusioni.